di Fabio Zuffanti
FZ: «Perché la lezione di Stratos non è stata seguita come avrebbe meritato?»
JDL: «Tutto è legato principalmente a un discorso di carattere consumistico. Che ha a che vedere con un sistema capitalistico di cui tutti siamo, più o meno consapevolmente, schiavi. Questo si riverbera in modo decisivo sulla società plasmandone il gusto e molte delle espressioni più condivise. La ricerca artistica -non soltanto quella musicale- è condizionata da questi fattori per cui, quantomeno da questo punto di vista, c'è un'involuzione. Oggi più di ieri a ogni espressione artistica conviene essere facilmente recepibile dal pubblico. Credo che la Cultura tutta abbia delle responsabilità in questo senso poiché piegandosi al favore dell’economia, non solo non rappresenta il pubblico ma lo impoverisce. Viene a crearsi un circolo vizioso tra scelta artistica e ipotetico potenziale economico il cui turbinio riguarda anche la politica, naturalmente.
[…] In ogni caso è bene ricordare una semplice analisi dei musicologi: nell’immaginario degli anni ’70 poteva esistere un gruppo come Area (dalla musica deliziosamente sperimentale ma oggi percepita come audace) perché l’aria in circolo, i sincretismi dell’atmosfera politica generale oggi sbiaditi e indistinti, consentiva espressioni di questo tipo.»